24 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  anno BVangelo della Domenica

24ª Domenica del Tempo Ordinario – anno B
16 Settembre 2012

Questo noi siamo

Non leggiamo e non ascoltiamo il Vangelo per saper come va a finire. Come fosse una storia esterna, che riguarda altri, che possiamo guardare considerandola. Rispetto a quella storia non siamo opinionisti. Quella è la nostra vicenda e se la Chiesa da duemila anni ce la ripropone è perché lungo quelle vie è possibile salvare la nostra vita o perderla, ricevere la vita nuova o no. Tanto come va a finire lo sappiamo.

Il Vangelo ci è annunciato per dirci: questo sei tu. Ti riconosci?
Oggi, come già altre volte, è Pietro che ci aiuta nella conoscenza di noi stessi e del disegno di Dio. In pochi istanti, almeno così lo racconta il Vangelo, Pietro è messo di fronte a tutti come il migliore come il peggiore, come l’ispirato e come l’indemoniato. Quasi contemporaneamente lui è colui che parla perché così gli è stato suggerito “dal Padre” e colui che parla con le bugie “di Satana”. Ma allora chi è? Cosa ha in cuore?
Questo noi siamo. Aperti alla luce di Dio, sospesi sul filo di Satana. E si può pensarla secondo Dio o secondo gli uomini. Ognuno può, a distanza di secondi, centrare la verità e sfiorare la menzogna, cogliere il disegno del Padre e vendersi alle scorciatoie di Satana, come Pietro. Questo noi siamo, in pochi istanti, contemporaneamente quasi, come obbedendo a due anime; il Vangelo lo ricorda in modo solenne e senza scampo: luce e tenebre siamo, e Gesù arriva nella nostra vita come “luce” che vuole splendere nelle tenebre. Noi siamo fatti della stessa sua pasta, la luce, ma anche le tenebre segnano quello che siamo, in profondità. Averne memoria…

Dove si annida il male

Perché Satana riesce ad entrare più volte in Pietro che, senza dubbio, non lo voleva? Dove riesce a sedersi? Cioè: qual è il punto in cui prende stanza il male nella nostra vita? A forza di dire che Satana è l’ingannatore, l’avversario, il nemico, colui che sporca l’uomo dal di dentro, c’è il rischio di credere che quella sia la sua stanza: la menzogna. Mentre ciò a cui ambisce è la verità.
Sarebbe un grave errore credere che il tentativo del male sia quello di negare Dio o di porci in antagonismo con lui; la tentazione più grave in cui Satana si infila nella nostra vita è quella di prendere possesso della nostra professione di fede. Cerca di entrare lì dove ci siamo fidati di Dio, suggerendoci che abbiamo fatto bene, che quella è la strada, ma poi ci mette eternamente nello ‘scivolone’ di Pietro: “prese Gesù in disparte e si mise a rimproverarlo”. La tentazione non la riconosci subito perché è travestita di verità, entra per la porta, ha le chiavi e tu…ti fidi!
In effetti a chi conosce il Vangelo almeno un po’ sarà chiaro che, fino a questo punto del Vangelo, Pietro non è per nulla il primo ad aver capito chi è Gesù; da molto tempo Satana lo ha già capito e nei vari racconti di guarigione lo sbatte in faccia a Gesù: “Io lo so chi sei tu!”. Ma Gesù non gli permetteva di rivelarlo, dice il Vangelo.
E anche a Pietro e al gruppo dei suoi, non appena afferrano la cosa: -“Tu sei il Messia”- intima di non dirlo a
nessuno.
Che strano! Ci sono cose che i discepoli devono tacere e sono bellissime e cose che lui stesso, Gesù, dice “apertamente”, e queste sono meno appetibili: essere condannati, messi a passione e uccisi.
Gesù proibisce a Satana e ai discepoli di rivelare ‘chi’ è lui e quale sia la sua missione perché non venga in mente a nessuno di riempirla di ciò che è l’opposto della verità: lo spirito falso, sbagliato, egocentrico, che non obbedisce, che pensa solo al benessere proprio, incapace di amare nella verità.
Insomma: il punto in cui si annida la tentazione è il più vicino possibile alla verità. Ma allora uno come fa a sgamarla? Qual è il discrimine tra l’idea vera di salvezza e quella falsa? Cosa decide “il pensare secondo Dio” e “il pensare secondo gli uomini”?
La Croce. L’obbedienza. La fiducia nel Padre fino alla fine. La prospettiva di camminare anche verso cose che non controlliamo completamente…
Questo decide. Se ti stai aprendo alla fede o alla facilità lo sai da come ti relazioni col perdere la vita; se la trattieni troppo stai con Pietro e quindi… con Satana, anche se non volevi affatto.

Lezione amara. Luce sicura.

Pietro non fu chiamato una sola volta.
Quella lungo il lago fu solo la prima chiamata. Quante volte dovrà ancora sentirsi dire “seguimi” da Gesù! Anche nel Vangelo di oggi l’invito è quello antico: “mettiti dietro a me! Sei tu che devi seguire me, non io te”.
Amara lezione. Anche nei modi. Mentre Pietro lo aveva “preso in disparte” per rimproverarlo, Gesù lo svergogna davanti a tutti e con parole che mai saranno così forti contro nessuno. È in gioco qualcosa di grosso e anche i modi ne dicono il peso. Fu luce per Pietro. Un’altra illuminazione, fino a quella che tutto schiarirà, la Croce.
Cosa impara Pietro da questo giorno sublime e doloroso?
Cosa impariamo noi quando la vita ci contraddice e Dio si rivela con la sua luce che ci fa male dentro?
Anzitutto la coscienza della nostra fragilità: facciamo tanti progetti, abbiamo tante suggestioni, promettiamo e ci buttiamo anche. Poi la vita, in certe curve, ti dice: ti accorgi di quanto sei fragile? E questo male ci fa un bene incredibile, anche se le forme possono essere traumatiche.
Poi Pietro impara che, nonostante tutto, è perdonato. Gesù non lo scarta. Si è venduto a Satana, ma è sempre amico. Sarà sempre pescatore di uomini; sarà sempre guaritore, un guaritore ‘ferito’, ma guaritore.
Altro frutto di questa storia dura è la convinzione che Dio non lo conosciamo, che il suo disegno resta misterioso: ne percepiamo, sì, alcune linee. Solo se guardiamo a Gesù, tuttavia, al suo modo di pensare e decidere, alle sue scelte, al suo modo di stare al mondo …capiamo qualcosa di Dio.
A me resta nella mente, come un martello, quel “non pensi secondo Dio”. Praticamente: non è vero che se una cosa la pensi -la senti, come oggi dicono tutti- è sicuramente vera. Potrebbe non essere secondo Dio, cioè falsa. Un’antica, bella arte insegnata dai padri spirituali era il discernimento, l’ordine dei propri pensieri…

 

                                                                                                                   padre Fabio, guanelliano