5 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  anno B5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – anno B
5 Febbraio 2012


Sono venuto per

    La reazione di Gesù al successo è la fuga. Questa cosa è così rara, che va capita.
Poche volte il Vangelo racconta di Gesù in fuga: era successo quando sua madre e suo padre si allontanarono dall’ira omicida che avrebbe fatto strage di innocenti; capiterà quando viene a sapere, ormai adulto, che Erode lo cerca per ucciderlo. Fuga, sì, ma per la libertà, perché deve proteggere la sua opera per noi.
    Non scapperà nel giorno in cui dovrà salvarci salendo sulla Croce. Non scappa mai per paura. Almeno: non per certe paure.

    Ha appena guarito con successo la suocera di Pietro; si diffonde la notizia ed è il caso clamoroso, si scatena l’assalto al santone di turno, così pensa la gente.
    Lui è solo, in preghiera.  Con due pennellate Marco ci dice quando e dove.
Perché della preghiera sono fondamentali il quando e il dove, non fanno da cornice: sono la condizione minima perché sia preghiera e non altro.
    Il quando: “al mattino, quando era ancora buio”. È l’ultimo quarto della notte, dalle tre alle sei del mattino per la suddivisione classica delle veglie notturne. Cioè quando tutti dormono, quando nessuno può fermarti, quando non trovi ostacoli; perché la luce è una possibilità, ma anche un rischio. A volte si vede meglio di notte.
    Il dove: “in un luogo solitario”. Fa da contrasto con luogo abitato. Praticamente: fuori città, fuori dai contatti, al di là degli incontri. E anche: fuori dall’ammirazione, lontani dall’occhio e dalla compiacenza altrui. Il valore della preghiera segreta, non vista, non conosciuta. Aveva ancora nel cuore il retrogusto del deserto il Signore Gesù, quel gusto amaro che gli aveva dato forza e procurato dolcezza perché vi aveva ritrovato il Padre e la sua volontà.

    Perché prega Gesù?
Quante frottole si dicono a questo proposito!
Certamente non prega per cercare l’unione col Padre o per recuperare forze: unione e forze sono già date e sono presenti in lui per la presenza dello Spirito Santo…
Tanto meno prega per prendere coscienza della sua missione; è già nel cuore della sua missione. Sa bene perché è venuto e difatti lo ricorderà di lì a breve. Non ha dubbi.
Gesù prega per chiedere qualcosa a Dio!
Ma cosa deve chiedergli?
    È preoccupato per i suoi discepoli, non per la gente. Lo sa che la gente è così: appena trova un santone che risolva i problemi, si butta a capofitto, senza dignità e senza ragione, costi quel che costi. Scioccamente. Ma lui lo sa e ne ha compassione. Difatti esaudisce ogni preghiera della gente; non sa sottrarsi e rifiutare prestazioni. Quello che lo preoccupa sono i suoi discepoli. Lo preoccupa Pietro che vuole fare di lui, di Gesù, un leader e quasi fare da regista a questa nuova leadership che –finalmente- soppianterà la vecchia. Vedono l’alba della riforma e creano aria di fronda…
Pietro e gli undici già progettano la rivoluzione armata, basata sulla violenza, perché conoscono solo quel tipo di violenza.
    Gesù si immerge nel buio della preghiera perché Pietro e gli altri sono nel buio dell’incomprensione e solo un buio può bilanciarne un altro. Deve ancora educarli alla vera violenza che paralizza il cuore dell’uomo, la mitezza disarmata e la verità tenera detta con coraggio, la pazienza esercitata al di là di ogni merito e di ogni prevedibilità.

    Altro che successo all’orizzonte! Gesù vede il successo della sua missione in estremo pericolo, perché se i suoi più vicini stentano ad entrare nella mentalità del ‘regno’ nuovo -quello dove il regime è dato dalla pazienza e dalla non violenza- che sarà degli altri? Terribile Satana… con questa eterna, sottile carezza del potere…
Lui prega per loro.
    Interessante la coincidenza delle circostanze; di solito quando il Vangelo registra l’appartarsi di Gesù nella preghiera, la cornice è la stessa: il rischio del fraintendimento, la tentazione del potere che si affaccia, l’eventualità del trionfalismo accettato. Avviene quando vogliono farlo re, come era già capito alle prese con l’Incantatore nel deserto, durante le angosce del Getsemani, alla vigilia della scelta dei dodici…
Quando la sua missione rischia di prendere una direzione sbagliata o quando è in gioco la fedeltà al Padre, lui si ritira.

    La grazia del ritirarsi! Questa va supplicata, oggi più che mai.
Nessuna folla, per quanto bisognosa, può catturare il Signore Gesù; nessun luogo, per quanto povero, può incastrare i suoi discepoli. Nessun popolo può vantare diritti di precedenza o privilegi acquisiti per trattenere chi viene da Dio.
    Cristo non prigioniero, Cristo pellegrino aperto all’altrove di Dio, aiuta anche noi facili a ridurre la nostra missione ritagliandola su un lembo di terra o di storia.
    Tu che non sei venuto a realizzare i progetti -per lo più egoistici o di parte- che gli uomini ti sottopongono ricordaci ogni giorno il tuo incantevole: “io sono venuto per”.
    Sapremo amare in profondità il grido dei feriti e dei soli come hai fatto tu, prendendo all’occorrenza le distanze dagli equivoci delle folle di ogni epoca e dai loro tentativi seducenti di strumentalizzazione?

padre Fabio, guanelliano