trasfigurazione II quaresima anno b2ª DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA – anno B

4 Marzo 2012


Questa settimana padre Fabio non è in sede, ma si trova in Italia per incontri e conferenze.              
Così ci affidiamo alla meditazione di don Bruno Maggioni

L'ombra della croce illumina la gloria

L'episodio della Trasfigurazione narrato dal Vangelo di Marco si inserisce molto bene nell'itinerario di conversione proposto dalla quaresima.
Il volto trasfigurato, le vesti splendenti, la nube e la voce celeste svelano che il cammino di Gesù verso la Croce nasconde un significato pasquale. Quest'uomo incamminato verso la Croce è in realtà il Signore risorto e glorioso.
L'episodio ha uno scopo ben preciso: rivelare ai discepoli disorientati il senso profondo e nascosto del cammino di Gesù. Essi hanno già capito che Gesù è il Messia e già si sono persuasi che la sua strada conduce alla Croce, ma non riescono a capire che la Croce nasconde la gloria. Per questo hanno bisogno di un'esperienza, seppure fugace e provvisoria: hanno bisogno che il velo si sollevi. Nel cammino nell'itinerario di fede dei discepoli possiamo dire che la Trasfigurazione è una sorta di verifica.
Dio concede ai discepoli, per un istante, di contemplare la gloria del Figlio, di anticipare la Pasqua e di comprendere che la strada di Dio non è chiusa ma aperta.
La Trasfigurazione non è il segno ? né per Gesù né per i discepoli ? che la via della Croce è terminata. È solo lo svelamento del suo significato nascosto.
Nel cammino della fede non mancano momenti chiari, gioiosi, all'interno della fatica dell'esistenza cristiana. Occorre saperli scorgere e saperli leggere. Senza però dimenticare che il loro carattere è fugace e provvisorio. La strada continua ad essere quella della Croce.
Mi si permetta di insistere. Il discepolo deve sapersi accontentare. Di queste esperienze ne devono bastare poche e brevi. Pietro desiderava eternizzare quell'improvvisa e chiara visione: «Facciamo tre tende». È un desiderio che manifesta un'incomprensione dell'avvenimento, che non è l'inizio del definitivo, non è ancora la meta, ma solo l'anticipo profetico di essa. Al discepolo viene offerta una verifica, una caparra: poi bisogna fargli credito, senza limiti.
C'è un altro aspetto su cui riflettere: il comando «ascoltatelo». L'ascolto è ciò che definisce il discepolo. La sua ambizione non è quella di essere originale, ma di essere servo della verità, in posizione di ascolto.
L'ascolto è fatto di obbedienza, conversione e speranza. Richiede non solo intelligenza per comprendere, ma coraggio per decidersi: quella che ascolti è infatti una parola che ti coinvolge e ti strappa a te stesso.