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19 Dicembre 1842 – FRACISCIO

Nasce San Luigi Guanella

 

IL CIELO DI FRACISCIO

Il cielo stellato, dipinto da don Luigi sul soffitto della sua camera nella casa paterna di Fraciscio, fu per lui l’orizzonte di tutto il cammino.

Il cielo.

Vide quello sull’Oceano e quello della Terra Santa, quello di Roma e quello dell’America. Quello delle Valli Svizzere e quello francese dei Pirenei, andando a Lourdes; il cielo della Renania tedesca, visitando Treviri, e quello di Londra. La volta celeste sopra Assisi e sopra Loreto.

Non si saziò mai di quella vista e di quella fame; l’aveva interiorizzato, a Fraciscio, sulle ginocchia di sua mamma e non lo dimenticherà mai, neppure nelle ore minacciose di Traona o nel silenzio di Olmo, nei mesi dell’incertezza e del vagabondaggio senza fissa dimora.

Non lo perse di vista durante la tragedia abruzzese del terremoto e neppure dal letto dell’ultima, fatale, paralisi.

Come un profumo che stordisce…e non ti lascia.

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Il cielo di Fraciscio.

Lo ritrovò su mille volti e su strade impensabili, poiché aveva imparato da piccolo che non ci sono mai vie belle e vie brutte, domande a cui rispondere e altre da evitare, persone che meritano e altre trascurabili: ogni occasione è la porta che Dio ti apre verso il cielo, il tuo passaggio segreto, se vuoi.

Non dimenticò mai di ricordare quel cielo che un giorno l’aveva incantato e ne aveva intrappolato per sempre il futuro, obbligandolo da pittore improvvisato e dozzinale a fissarne l’icona sulle tavole di un controsoffitto disuguale, senza arte ma con amore.

Il cielo. E tutto quello che vi ci porta.

Il cielo. E tutto quello ce ne tiene lontani.

Attorno a queste due polarità organizzò la sua temperie spirituale.

Al suo passaggio, per i furbi, ne ha lasciato il solco aperto.

padre Fabio, guanelliano

19 Dicembre 2014