VANGELO DELLA DOMENICA

33ª Dfichiomenica del Tempo Ordinario – anno B

18 Novembre 2012

Per non perdere l’orientamento

Alle ultime battute, ormai alla fine di un altro ciclo, la Chiesa ci fa leggere questo testo di Marco dalle tinte un po’ catastrofiche, abbastanza tipico di una letteratura che parla della fine delle cose e dell’avventura umana.
Gli ebrei lo raccontavano così, con accenti di stravolgimento. Come sarà il Giorno del Signore? Come viene? C’è qualche segno che avvisi e faccia da campanello?
Spunta la parolina-chiave che offre luce per meditare: “Dopo quell’oppressione, vedrete...il sole che…la luna che…le stelle che…”. Dopo l’oppressione: il termine greco è ‘thlipsis’ che vuol dire pressione, schiacciamento, come quando qualcuno ti stringe e ti senti comprimere. Ecco perché quasi tutti traducono ‘thlipsis’ con tribolazione: non si sta poi così bene sotto lo schiacciamento…


Così viene il Signore Gesù. Da questo puoi averne il segno: la tribolazione che si prova quando uno è schiacciato e compresso, costretto a scoppiare; qualcosa deve rompersi e in questo rompersi delle cose tre segnali inequivocabili.
Anzitutto il rumore, il crollo, la polvere delle costruzioni imponenti che sembravano sicure e stabili e che vanno giù senza pietà; poco prima avevano indicato a Gesù la bellezza delle pietre del Tempio e lui aveva chiosato: “Non resterà pietra su pietra”. Viene il Signore Gesù e ci sono imponenze che devono essere abbattute.
Poi l’oscuramento del sole, della luna, delle stelle; per gli antichi si trattava dei punti di riferimento perché sole, luna e stelle segnavano le ore del giorno per chi non aveva orologi. Viene il Signore Gesù e tu sei chiamato a cambiare i punti di riferimento perché te lo dice Lui adesso “che ora è”. Lui fissa il giorno, la notte, le stagioni, la durata, l’inizio, la fine. Non vai più a occhio, sicuro degli astri; un’altra stella fa luce. Non a caso Giovanni parlerà della Luce e di Cristo Luce. Non a caso il Natale cristiano sorge sulle ceneri dell’antica festa del Sole. Non a caso l’ultimo miracolo del Cristo prima della Passione è quello del cieco nato a cui è ridata la Luce, che è molto di più della vista. Arriva il Signore Gesù e la creazione rinuncia a se stessa: il sole non illumina più, c’è un’altra luce…
Infine le foglie grandi e turgide di cui si riveste il fico quando sta per finire la stagione delle piogge in Terra d’Israele, per annunciare ormai l’estate imminente: estate dell’abbondanza e del raccolto, estate della gioia e della consolazione.

Invito

Sì, parlerei di invito.
A non fermare stoltamente il crollo delle certezze e delle stabilità. Che vada giù tutto se è il Signore che deve venire. Per Lui. Per Lui accettare ogni perdita e ogni distacco, per Lui saper vedere la caduta delle cose belle (il Tempio era una meraviglia). Per Lui accogliere la morte con tutta la sua corteccia.
A farsi dare da Cristo una misura nuova: non più le ore del giorno, ma la Sua presenza, la Sua partenza, la Sua assenza, il Suo ritorno…Il Tempo per noi, da quando Cristo irrompe, è il tempo in cui Lui c’è e quello in cui Lo attendiamo; non conosciamo altre misure e quelle che ci sono che valgono?
A gioire per le gemme che spuntano sui rami teneri del fico e mettono in circolo aria fresca, mentre tutto crolla. Non vedi? Tutto va verso la vita. Cristo porta sempre la primavera che annuncia l’estate.

Ma proprio tutto crolla?

Toccati nel dubbio e frastornati dalla bellezza che ci sfugge di mano, nascono domande da capogiro e avvertiamo brividi di nostalgia: c’è qualcosa che ci resta? Potremo riconoscere e riconoscerci? Tutto crollerà?
Tutto, tranne la mia Parola. La Parola che ho detto al tuo cuore, dice Cristo a ciascuno di noi: un giorno ho detto una Parola, l’hai messa dentro e ci hai puntato la vita, perché valeva quella Parola più della vita stessa. Ecco quella Parola non cade.     Bellezza di Maria, la Madre, capace di restare in piedi nella tristezza del Giovedì Santo, nel crollo del Venerdì e nel silenzio del Sabato: cosa la reggeva se non una Parola udita, custodita, accarezzata da anni? Non era un altro Dio a comandare quella catastrofe che si abbatteva sul Figlio, era lo stesso di quel giorno, con l’angelo…
Lei si fida, perché sa che quella parola benedizione porta. Dopo aver portato ‘thlipsis’, schiacciamento. Anzi porta benedizione schiacciando. È il segno…

padre Fabio, guanelliano